19dodici94 vs 12dodici12

Quei momenti talmente grandi e belli, che il cervello va in tilt. Il cuore sbatacchia nella cassa toracica ma a te pare si sia fermato. Il mondo intorno si cristallizza, balza avanti, torna indietro, boh. L’istante diventa eterno e dopo un attimo è passato. Esagero? Non esagero.

Eli-Giorgia

Eccole lì, le mie nipotine.

Spetta, non tutte quante, eh. Questa qui, al di qua del vetro. E quella al di là, con la copertina rossa. Le due più belle, insomma.

Mi trovo lì con il mio fratellone di mezzo a guardare la piccola Giorgia, nata da appena una decina di ore, che sonnecchia nella sua prima culla – o la seconda, se vogliamo essere filosoficopoetici. Come se già questo non fosse abbastanza intensoprofondomegafantabuloso. E dopo poco arriva il fratellone più one con la “piccola” Elisa, diciott’anni la prossima settimana (che ormai è domani). Ci saluta sorridente, e si appiccica euforica al vetro a guardare la nuova arrivata.

“Oddio.”

Bum.

“Diciott’anni fa c’era lei, dietro al vetro.”

Eccolo.

“E io, euforica, appiccicata.”

Il momento.

La mia nipotina è grande. Io sono grande. Non so neanche io quale dei due pensieri abbia prevalso sull’altro. Forse è stata la loro lotta intestina a causare la paralisi del mio intero corpo ad eccezione dei dotti lacrimali. Il primo campanello d’allarme dei trenta che si avvicinano inesorabili, e l’ultima conferma che devo smettere di regalare peluche e collanine ad una ragazza che tra un po’ prenderà la patente, e che tra altri diciott’anni, fermandosi in prossimità delle strisce pedonali, mi vedrà attraversare la strada appoggiata al mio tripode, inveendo in pessimo genovese contro i ragazzini sugli hoverboard.

 

Due giorni e gia’ mi manca

Forse avrei dovuto scrivere qualcosa il primo gennaio, sarebbe stato memorabile qualsiasi fosse stato il contenuto dell’articolo. Vi rendete conto di quanti congiuntivi ho usato in una sola frase? Beh, uno, ma di quelli difficili.

Ho cominciato quest’anno con così tanta euforia, gioia ed appagamento, che m’è partito in quarta il pessimismo storico (e partendo in quarta ovviamente s’è spento il motore). Quindi sono a terra. Forse è la batteria scarica. Basta metafore automobilistiche.

Invece che pensare al 2012 che arriva, non posso fare a meno di piangere il dipartito 2011. Non che sia stato un grande anno eh… beh sì, c’è stata la scherma, qualche concerto, tanto lavoro… però non ci posso fare niente, mi c’ero affezionata. Dopo un anno passato insieme è normale, no? Non so quanto ci vorrà perchè il 2012 prenda il suo posto nel mio cuore, per ora il ricordo è ancora troppo vivido.

Certo, il 2011 rimarrà sempre tra noi, nei calendari che non butti via, nei dettagli dei file obsoleti, nei post di wordpress, nei biglietti obliterati… però mi mancherà.

Dovrò aspettare il venti novembre per rivederlo, anche se solo per un giorno, e impietosamente spezzato in due.

Me lo farò bastare.